L'Educazione Linguistica

Pubblicato in: Comunicazione

L'educazione linguistica potenzia e costruisce negli individui, in particolare nei bambini la capacità di comunicare attraverso linguaggi verbali e non verbali rafforzandola e ampliandola.
Nel corso degli anni sono cambiate notevolmente le strategie didattiche e le politiche pedagogiche relative all'educazione linguistica.

Educazione Linguistica Tradizionale

L' educazione linguistica tradizionale è settoriale ovvero viene svolta esclusivamente durante l'ora di italiano ignorando necessità di coinvolgere ai fini dello sviluppo delle capacità linguistiche non una, ma tutte le materie, non uno, ma tutti gli insegnanti. Le capacità linguistiche ricettive sono quasi sempre ignorate, ignorando con ciò la capacità di capire le parole lette e scritte.

La pedagogia linguistica tradizionale punta i suoi sforzi in queste direzioni: rapido apprendimento di un soddisfacente grafismo e del possesso delle norme di ortografia italiana, produzione scritta scarsamente motivata (pensierini, temi), classificazione morfologica delle parti della frase (analisi grammaticale); apprendimento a memoria di paradigmi verbali, classificazione cosiddetta logica di parti della frase.

Gli interventi correttivi sono eseguiti spesso senza fondamento metodico volti a reprimere le deviazioni ortografiche e sintattiche senza risalire alle cause. La pedagogia tradizionale bada soltanto alla produzione scritta, non cura le capacità di produzione orale se non nel momento isolato e drammatico dell'interrogazione quando l'attenzione è, concentrata sui contenuti dalla risposta. La capacità di organizzare un discorso orale meditato o estemporaneo cade fuori dell'orizzonte abituale della pedagogia linguistica tradizionale così come l'attenzione alle altre capacità: conversare, discutere, capire parole e forme nuove.

La negligenza degli aspetti orali dell'espressione, nella prima fascia elementare, non dà spazio ai complicati rapporti, esistenti da una regione all'altra fra ortografia, pronuncia standard italiana e pronunzie regionali locali, ciò che ha riflessi certamente negativi sull'apprendimento dell'ortografia, cui pure la pedagogia tradizionale pare annettere tanta importanza.

Pedagogia Linguistica Democratica

Questa posizione è contrastata attualmente dall'idea che la didattica della lingua madre debba garantire, attraverso l'acquisizione di effettive capacità operative, quella padronanza della comunicazione culturale e sociale che la scuola deve soddisfare, curando le abilità di ascolto e attuando il principio della trasversalità dell'educazione linguistica e della necessità che essa non si limiti alle ore di "italiano", ma sia curata consapevolmente in ogni ambito disciplinare.
È oggi ancora più forte l'esigenza di una educazione linguistica che arricchisca le capacità di comprensione e intelligenza, di rapporto autentico e attivo con gli altri a che dia diffusamente, a tutte e a tutti, quella lingua che, ci fa eguali.

Un punto di forza dell'educazione linguistica democratica è lo sviluppo delle capacità produttive sia di quelle ricettive, verificando il grado di comprensione di testi scritti, stimolando la capacità di intendere un vocabolario sempre più esteso e una sempre più estesa varietà di tipi di frase.
Nelle capacità sia produttive sia ricettive va sviluppato l'aspetto sia orale sia scritto creando situazioni in cui sia necessario passare da formulazioni orali a formulazioni scritte di uno stesso argomento.

Confronto

La vecchia pedagogia linguistica era imitativa, prescrittiva ed esclusiva.
Diceva: «Devi dire sempre e solo così. Il resto è errore». La nuova educazione linguistica dice: «Puoi dire così, e anche così e anche questo che pare errore o stranezza può dirsi e si dice; e questo è il risultato che ottieni nel dire così o così». La vecchia didattica linguistica era dittatoriale. Ma la nuova non è affatto anarchica: ha una regola fondamentale e una bussola; e la bussola è la funzionalità comunicativa di un testo parlato o scritto e delle sue parti a seconda degli interlocutori reali cui effettivamente lo si vuole destinare, ciò che implica il contemporaneo e parimenti adeguato rispetto sia per le parlate locali, di raggio più modesto, sia per le parlate di più larga circolazione.

Oggi

Nei programmi attuali per la scuola media e per la scuola primaria sono stati inseriti, e purtroppo non sempre attuati, i principi di una educazione linguistica democratica così come sono stati esposti.
Oggi i problemi sono certamente assai più complicati e variegati.
I punti di partenza degli alunni sono assai più diversificati, sia per il riconoscimento legislativo delle lingue meno diffuse esistenti nel paese da secoli sia per l'estesa presenza di lingue di nuovo insediamento portate dall'immigrazione.
Ciò che è devastante (e che si ritorce contro la cultura dei giovanissimi) è l'incultura della popolazione: il 70% degli individui tra i 16 e i 65 anni ha difficoltà a capire un grafico, un articolo di giornale, e al di fuori della scuola non ha dimestichezza con la lettura di un libro.
Attualmente risulta che le prospettiche e le pratiche didattiche sono abbastanza diffuse come ad esempio il coinvolgimento di tutte le discipline nell'insegnamento linguistico o l'attenzione didattica al parlato e all'ascolto.
Sono ancora e sempre più diffuse tutte le caratteristiche dell'educazione linguistica tradizionale come l'insegnamento normativo e trasmissivo della grammatica o la riduzione della scrittura alle sole pratiche del tema, riassunto e commento.
Si ha la sensazione, anzi, che a fronte delle nuove sfide determinate dall'incremento dell'eterogeneità delle classi conseguente ai flussi migratori, ai vecchi e nuovi disagi che disoccupazione e nuove povertà determinano, all'incremento caotico dei consumi tecnologici e a una trasformazione dei media di massa troppo spesso più subita che analizzata, la scuola reagisca con pericolosi ripiegamenti difensivi su territori tradizionali, consolatori e solo apparentemente adatti a fronteggiarle.


Articolo pubblicato il: 28 Febbraio 2019
Freccia per tornare su